26ª Venicemarathon, Venezia (Ve) – Km 42,195 – Domenica 23 Ottobre 2011
Il ritorno in albergo è stato impegnativo. Arrivo che piango. Dani mi raccoglie, letteralmente. Sono un mucchio dolorante di fatica muscoli tritati e ossa rotte. Mi appoggio a lui per uscire dalla bolgia. Mi sembra impossibile muovere solo un passo adesso. Ma anche mantenere la posizione eretta. Ma anche provare a sedermi. Allora mi aggrappo a lui che mi porta alla lunghissima coda per il vaporetto. E lì mi arriva come uno schiaffo la notizia della morte di Marco Simoncelli. Un ragazzo che nel mio ricordo è giovane allegro sorridente festoso e pieno di talento. Tutto assume un altro contorno, un altro sapore. Anche l’impresa che con una gran fatica ho portato a termine mi sembra non valere niente, pensando a quella giovane vita distrutta e alla famiglia che starà piangendo ora tutte le lacrime possibili per un dolore che non ha neanche un nome.
Ma ci provo lo stesso a raccontare questa strana mattina, partita con il sole e arrivata con le nuvole e il vento tirato, secco che arriva da oriente.
Venezia è uno spettacolo, un film, un cartoon, una favola. Tutto quello che pensi di Venezia, Venezia lo è. Bella decadente maestosa romantica scomoda. Ma bella di una bellezza che puoi solo ammirare, perché non sarà mai tua. Oggi, ero partita da poco, per un attimo ho pensato di poterla possedere ma mancava ancora tanta strada, e no, non credo di esserci riuscita. Perché quei 14 ponti li ho odiati tutti, e quell’acqua, e la bellezza, mi invadevano il cuore da una parte ma mi facevano troppo soffrire dall’altra.
Così si parte. L’attesa della partenza è piena di festa con un sacco di amici, persone straordinarie, con cui ho condiviso questa due giorni. Attraversiamo i paesini della pianura. In ognuno dei quali c’è la banda, o gruppi musicali o sbandieratori o tamburini vestiti in abiti rinascimentali. La gente ti incita, ti sostiene, ti applaude, con un calore e una forza che raramente ho trovato in tutte le gare che ho fatto, dove di solito lo schema vuole l’automobilista imbufalito che ti insulta perché deve aspettare il passaggio della corsa. Bambini che ti battono il cinque, vuvuzela e tricchetrac hanno scandito i passaggi nei vari paesini fino a Malcontenta. Da lì ero stata avvisata che saremmo passati in un tratto molto meno avvenente e sto parlando della zona industriale di Marghera, dove in effetti finisce la poesia, la luce si spegne, e inizia una specie di purgatorio di niente che termina con il fantastico passaggio nel centro di Mestre, in Piazza Ferretto, dove sta il nostro hotel e dove faccio in tempo a schioccare un bacio super passionale al mio amore che mi incita dalla transenna. Lui inizia a correre per andare a prendermi all’arrivo e io entro nel Parco San Giuliano, dove il giorno precedente ho ritirato il pettorale.
Anna e Danilo con Fulvio Massini, Giorgio Garello ed altri amici al VeniceMarathon Expo
Il Parco è bellissimo, enorme, anche qui un sacco di gente e di calore. A me ė accaduto qualcosa che non doveva succedere, perché dell’acqua fredda o forse bevuta troppo in fretta non so, ha deciso di rivoltare il mio stomaco, dopo averci fatto un bel giro dentro. Così mi sono messa a un lato della strada e ho, il più elegantemente possibile, rigettato il contenuto del poco che c’era dentro. Ma dovevo anche continuare a correre perché i soliti bene informati mi avevano detto che da lì iniziava la gara, al famigerato ponte della Libertà.
Quello che so è che si tratta del ponte più lungo del mondo, o forse dell’universo. Venezia non arriva mai, non arriva più. Ma forse non esiste, ma forse è solo un’idea di città ideale e noi correremo per sempre con il mare a destra, le macchine a migliaia a sinistra, e i passi stanchi, sempre più stanchi. Vedo un sacco di gente che molla, che inizia a camminare, che non ce la fa più. So che lì è veramente lo spartiacque e devo rimanere concentrata anche se ora mi sento proprio male e non riesco più a mantenere il ritmo che vorrei.
Ecco Venezia la seduttrice: prima mi illudi che posso fare una bella gara, poi mi respingi e mi fai temere il peggio. È il momento di tirare fuori tutto. Appigliandomi ai miei mantra ripeto allo sfinimento i nomi di quelli che mi stanno pensando e che sono con me in quel momento, penso ai sorrisi dei miei figli, allo sguardo dolce e furbo che mi hanno fatto prima di salutarmi ieri, ai miei compagni di squadra che mi hanno sostenuto e chiamato e scritto e che sono fieri che io porti la nostra maglia in una gara internazionale come questa. In effetti piena di tutte le lingue, devo dire. E anche un sacco di francesi. Sono vicina a un gruppo Allez la France! Mi stordiscono.
Ridendo e scherzando questo ponte eterno giunge al termine e vedo un cartello. Ti mancano solo 14 ponti per finire la maratona. Ah, solo? Scusate ci sarebbe anche non so, da guadare un canale o da portare in giro dei turisti francesi remando una gondola, già che ci siamo? No perché non sono mica stanca, eh, e per Venezia si fa questo e altro. Mi vede un amico e mi dice “barcollavi aggrappata a una transenna”. Ebbene sì, ho fatto anche questo, e proprio quando mi vede uno dei pochi che mi conosce tra la folla. E la Piazza meravigliosa, l’abbraccio della gente festante, vorrei applaudire tutti, ringraziare tutti, ma le forze che mi sono rimaste mi devono portare a terminare questi maledetti 42.195 che poi nel mio garmin sono 43 (e anche questo non aiuta). Eccomi arrivata, sento Dani che mi chiama, mi trova, mi abbraccia, e il racconto finisce con le lacrime con il quale é iniziato.
Anna
I tempi dei nostri atleti alla 26ª Venice Marathon
Pos. Ass. | Pos. Sex. | Pos. Cat. | Pett. | Atleta | Cat. | Tempo | Passo medio |
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4402 | 535 | 131 | F521 | ANGELI ANNA | MF40 | 4:20:50 | 6:11 |
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La classifica completa è disponibile sul sito tds.